L'autostima è l'azione di valutare sé stessi come insieme di determinate caratteristiche, nonché il giudizio risultante da questa valutazione, che viene fatta sulla base di criteri ottenuti dal confronto delle proprie caratteristiche con quelle di altri soggetti.

Come fenomeno intrapsichico, il giudizio di autostima è un sentimento associato all'osservazione delle proprie caratteristiche, e che può andare dall'assoluto apprezzamento all'assoluto disprezzo.
Uno studio su gemelli con lo stesso patrimonio genetico e con un patrimonio genetico diverso sembrava dimostrare una certa influenza genetica. Ma non solo.

Nel 2001 una ricerca di Nicholas Emler, allora docente di psicologia alla London School of Economics, rivelava che l'autostima era correlata anche all'atteggiamento di accettazione e di interesse dei genitori nei confronti del figlio durante l'infanzia. Che i maggiori responsabili della scarsa autostima erano percosse e abusi sessuali. Che successivamente però, nell'arco della vita, l'autostima è influenzata da successi e fallimenti personali.

Anche il dogma che se si ha un elevata autostima si ha successo a scuola e nel lavoro, fu in qualche modo sfatato da un altro studio condotto sempre da Emler nel 1970 seguendo un gruppo di bambini per anni, il British Cohort Study pubblicato nel 2001, dimostrava che i bambini che a 10 anni avevano un'alta autostima non avevano negli anni successivi risultati scolastici migliori dei bambini con bassa autostima.

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